È proprio durante uno di questi raduni estivi, per la precisione durante un collegiale con i migliori ginnasti d’Europa (a Tirrenia) che arriva un brutto infortunio alla spalla, che riesco a risolvere solo con un intervento dopo quasi un anno di visite e di stop agonistico.
Torno piano piano, con il sostegno della mia famiglia e dei miei compagni, a gareggiare dopo quasi due anni di inattività; la spalla sembra essere tornata in buone condizioni e, dopo qualche competizione, torno nelle file della squadra nazionale giovanile, ottengo una finale al volteggio in una città che dopo quasi dieci anni mi regalerà il più bel risultato della mia carriera sportiva, si tratta di Doha, ma al tempo erano le Gymnasiadi del 2009.
Per quanto riguarda il panorama nazionale, partecipo proprio in quell’anno ai Campionati Italiani Assoluti, dove al volteggio ottengo un ottimo quarto posto e partecipo al campionato di serie A2 dove contribuisco su più attrezzi ad un buon risultato della società con la quale sono in prestito in quell’anno.
Il 2010 è l’anno del mio più bel risultato da Juniores: ai campionati d’Europa di Birmingham ottengo, sempre al volteggio, una medaglia di bronzo; ricordo che mi sentivo come se fossi riuscito a coronare un sogno, che stava ripagando tutti i miei sforzi e quelli dei miei genitori che facevano enormi sacrifici per farmi diventare un campione.
Iniziano anni difficili, concludo gli studi da ragioniere e mi diplomo con buoni voti, passo di categoria diventando Senior, quindi inizio a competere anche con quelli che erano i “veterani” della squadra nazionale di quel periodo.
Non è mai facile il passaggio da junior a senior come non lo è da ragazzo a uomo, quindi inizio a domandarmi se quello che stessi facendo era veramente la strada giusta da percorrere…
Nel 2011 vinco i primi Campionati italiani Assoluti al volteggio, ma non basta per ricevere una convocazione per qualche competizione con la nazionale maggiore. Mi sento distante da quel bellissimo mondo che poco tempo prima mi ha regalato enormi soddisfazioni e decido di iniziare cosi a collaborare la sera, dopo gli allenamenti, con l’associazione sportiva dei miei genitori, per poter essere più autosufficiente. La strada da allenatore mi affascina e per di più mi fa scoprire come è la vita nella ginnastica anche da un altro punto di vista.
Passa un anno senza grosse variazioni, vinco ancora un altro titolo assoluto al volteggio e partecipo ai raduni estivi con la squadra nazionale, ma ancora niente competizioni con la maglia azzurra per me, nel frattempo conosco una ragazza che nel tempo si rivelerà la svolta della mia carriera, Eleonora, la mia attuale fidanzata, lei mi ha conosciuto in un periodo grigio della mia carriera sportiva e mi ha aiutato ad attraversarlo, arrivando ad ottenere nel 2013 la mia prima convocazione in nazionale!
Partecipo così ad una gara amichevole in Norvegia a Oslo un triangolare contro i padroni di casa ed un club di una università degli USA. Ora mi sento meglio e capisco che la mia carriera da atleta non è ancora finita, con questo nuovo sprint vinco un test di valutazione per i campionati del mondo di Anversa, e prendo così parte alla prima vera competizione di livello con la squadra maggiore.
È proprio in seguito a questa bellissima esperienza che decido di tatuarmi il mio motto “ You must be the Champion” che mi accompagna tutt’ora e mi ricorda, quando serve, che la strada è faticosa ma è l’impegno e la determinazione a fare di te un campione.
Nel 2014 entro a far parte della società AS Gin Civitavecchia, anche il mio allenatore Gigi inizia a lavorare in questa società sportiva che di lì a poco diventa un’ ottima struttura per l’altissimo livello, tra le migliori d’Italia.
Con maggiore impegno rispetto agli ultimi tre anni divento sempre di più una importante risorsa per la squadra nazionale, continuo nonostante tutto ad aiutare i miei genitori in palestra perché dalla ginnastica a livello economico ottengo solo dei rimborsi spese che mi bastano a mala pena a pagarmi le spese di allenamento e gli spostamenti, sappiamo tutti che a 22 anni ci si fanno delle domande sul futuro e su quello che potrebbe diventare la nostra vita di lì a breve.
Così con un po’ di malcontento e le molte pressioni date da me stesso, prima che dagli altri, durante un test di valutazione determinante per comporre la squadra partecipante al mondiale di Glasgow (qualificante per le olimpiadi di Rio), mi blocco totalmente durante l’esercizio al corpo libero e condiziono la mia prestazione e l’eventuale convocazione.
Decido di smettere, o almeno interrompere, per un po l’attività e proseguire il mio cammino da allenatore con l’intenzione di valutare anche altre opportunità lavorative.
4 mesi sono il tempo che mi prendo prima di arrivare alla vera svolta, ritorno in palestra dopo aver attraversato il periodo più buio della mia vita, non solo sul piano sportivo.
Ricomincio ad allenarmi senza più alcuna paura o “ansia da prestazione” perché capisco che la ginnastica mi manca in maniera esagerata e che è per me un senso di vita. Il mio cambiamento è sensazionale, tanto da portarmi nel giro di pochi mesi a tornare in maglia azzurra e diventare in poco tempo un vero perno della nazionale, tanto da convincere chiunque di non poter più fare a meno della mia presenza in un team.
Arrivano i veri risultati e le medaglie, in varie tappe di coppe del mondo, giochi del mediterraneo e per tre anni consecutivi continuo a essere il campione italiano agli anelli.
Proprio in questo momento in quella calda città immersa nel deserto e avvolta dal Golfo Persico, ovviamente parlo di Doha, dove quasi 10 anni prima, un giovane Marco approcciava con una delle più belle e rilevanti competizione Juniores di livello mondiale arriva il coronamento di un sogno: la medaglia più importante della mia carriera, bronzo ai campionati del Mondo.
Questa ormai è già storia, ma la mia non finisce qui…